Il miglior tipo di piacere
Il “miglior tipo di piacere” non è altro che una utopia.
Non esiste, in realtà, un piacere migliore di altri. Mi sembra un concetto rubato ad Orwell che, nel suo “la fattoria degli animali”, cito senza interpretare: “tutti gli animali sono uguali, alcuni sono più uguali degli altri”.
Orwell distorce il significato delle parole per denunciare il fatto che leader corrotti manipolino la realtà, al fine di giustificare le loro azioni. Io prendo in prestito tale distorsione per applicarla la mio ragionamento per il quale noi, volutamente, distorciamo la nostra realtà, autoingannandoci e avvelenando la nostra anima.
Continua a desiderare quello che non hai, dimenticati di quello che hai, TANTO QUANDO LO AVRAI, sarai felice.
Mi viene l’orticaria anche solo avendo scritto questa frase. Una frase disgustosa, piena di errori, che ha purtroppo caratterizzato i miei anni appena passati, quando mi ero fatto “intrappolare” in una realtà errata.
Sto divagando, stiamo parlando del piacere, del miglior tipo!
Ma, come sostenevo poco fa, è una stronzata.
Non credo di dover spiegare cosa sia il piacere, non ritengo di essere la persona accreditata a farlo, ma non per falsa umiltà, è che per ogni persona può assumere una sfumatura differente per cui descrivere una singola nuance metterebbe in opposizione chi non fosse perfettamente allineato, ma è giustissimo. E’ il bello del mondo.
Sebbene definire il piacere In modo oggettivo sia pressoché impossibile, è non opinabile il fatto che non esista una scala di valutazione della sua intensità; genitori con figli in età da scuola dell’infanzia potrebbero contestare, la valutazione dell’intensità del piacere è un loro talento, ma i bambini a quell’età vivono in un mondo tutto loro, che è decisamente meglio del nostro, ma è loro, non possiamo entrarci e non possiamo più capirlo.
Perciò? Che si fa? Perciò si considera il piacere come dovremmo fare, il piacere in maniera assoluta, senza un “più piacere” o un “meno piacere”; puntiamo a valutare semplicemente se CI FA PIACERE oppure se NON CI FA PIACERE.
Ho sbagliato tanto, non apprezzando momenti ed esperienze che vivevo, dicendomi “eh però SE FACESSI QUELLO E NON QUESTO sarei più felice.” (Sono sicuro di non essere il solo, ma non ho interesse a creare un club per candidarmi come rappresentante a livello europeo presso il consiglio dell’ONU, perciò prendiamo il concetto come vero.)
Correvo sempre a cercare l’inizio dell’arcobaleno, ma DIMENTICAVO DI GUARDARE QUANTO FOSSE BELLO IL CIELO SOPRA DI ME. Questo, ci tengo a specificarlo, non è un “invito a vivere accontentandosi di quello che si ha”, è un invito ad ambire ad avere di più, non dimenticando le cose che abbiamo.
Se vivi guardando quello che non hai, vivi guardando il nulla. Perché, tornando all’inizio del pezzo, il miglior tipo piacere è quello che al momento, per un paio di secondi ti da una illusoria sensazione di piacere. È caratterizzato dal fatto che che lascia immediatamente spazio all'insoddisfazione. Legata al fatto che non apprezziamo quello che abbiamo, puntiamo a volere quello che non abbiamo. Proprio per questo motivo ci mettiamo in moto alla ricerca di una "insoddisfazione meno pronunciata ".
Credete la troveremo?
Devo correre il rischio di essere antipatico, ma non la troveremo, mai.
Perché?
Perché non ci accontentiamo mai, inconsciamente il nostro cervello è programmato per volere di più, non siamo l'incarnazione del male, è che funzioniamo così.
Ecco che la durata dell'illusoria soddisfazione sarà sempre minore, mentre la brama per la successiva “oasi” sarà sempre maggiore.
Il miglior tipo di piacere é una maledizione.
Annulliamo l’effetto della maledizione, apprezzando cosa abbiamo e stimando chi siamo. Con questa base di forte consapevolezza, puntiamo alle stelle.
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